10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo - A classic Rider at speed in at the Manx Grand Prix Road Race.

10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo

Se c’è una cosa che tutti noi appassionati di moto sappiamo, è che ci sono alcune moto che hanno fatto la storia, lasciando un’impronta indelebile nel cuore di chi le ama. In questo articolo, ci immergeremo nel mondo affascinante delle moto storiche, esplorando le 10 moto più iconiche di tutti i tempi. Dalle classiche alle moderne, vi racconteremo le storie di queste leggende su due ruote e l’impatto che hanno avuto sulla cultura motociclistica nel corso degli anni.

Harley-Davidson Sportster

Harley Davidson Sportster XL883
Harley Davidson Sportster XL883 – Abhijit.thakur, CC BY-SA 4.0

Introdotta nel lontano 1957, la Harley-Davidson Sportster non è solo una moto: è un simbolo di libertà, ribellione e autenticità. Nata per contrastare l’avanzata delle agili moto europee, la Sportster ha saputo ritagliarsi un’identità tutta sua, diventando uno dei modelli più longevi e amati nella storia delle due ruote.

Il suo inconfondibile motore V-twin, con quel borbottio cupo e profondo che vibra nell’anima prima ancora che nelle mani, è diventato la colonna sonora di intere generazioni. Non serve essere in sella per riconoscerla: basta sentirla passare. Quel sound ruvido e sincero racconta storie di strade infinite, di biker solitari e di raduni gremiti dove lo spirito della fratellanza si respira come benzina nell’aria.

Ma la Sportster non è solo stile. Il suo design compatto, le linee pulite e la versatilità l’hanno resa una base perfetta per ogni tipo di personalizzazione: chopper, bobber, scrambler. Nessuna Harley è stata modificata tanto quanto la Sportster, ed è proprio questa sua anima “open source” ad averla resa un’icona della cultura custom in tutto il mondo.

Dal modello Iron 883 alle recenti Sportster S, la moto ha saputo evolversi mantenendo saldo il legame con le sue radici. Oggi continua a essere una scelta amatissima da chi cerca emozioni vere, design old school e una guida che restituisce ogni singola vibrazione della strada.

Guidare una Sportster non è come guidare una qualsiasi moto. È un’esperienza cruda, viscerale, quasi primitiva. È come domare un animale che non vuole essere addomesticato, ma che ti regala emozioni pure e senza filtri. È il rombo che ti entra nel petto, il vento che ti spinge oltre, la strada che diventa parte di te.

In sintesi, la Harley-Davidson Sportster non è solo storia: è identità, cultura, passione. Ed è proprio per questo che, anche dopo decenni, continua a far battere il cuore a chi ama il motociclismo con la M maiuscola.

Honda CB750

Honda CB750
Honda CB750 – Khaosaming, CC BY-SA 3.0

Nel 1969 il mondo delle due ruote non fu più lo stesso: Honda lanciò la CB750, una moto che non solo ridefinì il concetto di prestazioni, ma segnò l’inizio dell’era delle superbike moderne. Per la prima volta, una motocicletta destinata al grande pubblico combinava un motore quattro cilindri in linea, freno a disco anteriore e avviamento elettrico: una rivoluzione tecnica ed emozionale che travolse l’intera industria motociclistica.

Con la sua linea elegante e futuristica, la CB750 non era solo bella da vedere, ma sorprendentemente avanzata per l’epoca. Il suo motore da 736cc raffreddato ad aria erogava circa 68 cavalli, garantendo una velocità massima di oltre 200 km/h, numeri da capogiro alla fine degli anni ’60. Ma non era solo questione di potenza: era l’equilibrio tra prestazioni, affidabilità e facilità d’uso che la rese la moto perfetta per il motociclista di ogni giorno, trasformandola in una leggenda.

Fino ad allora, le moto ad alte prestazioni erano spesso inaffidabili, difficili da mantenere e riservate a pochi esperti. La CB750 ribaltò tutto questo: portò la potenza nelle mani di chiunque avesse la passione e il coraggio di girare l’acceleratore. E lo fece con una fluidità di guida e una solidità costruttiva che ancora oggi fanno scuola.

La stampa specializzata iniziò subito a definirla “la prima vera superbike”, e non a caso. La CB750 fu la progenitrice di un nuovo modo di pensare la moto: non più solo un mezzo per spostarsi, ma una macchina da godere, su strada e, per molti, anche in pista.

A oltre 50 anni dal suo debutto, la CB750 è ancora oggi un simbolo, un’icona della capacità di Honda di innovare senza paura, e il primo amore per tanti motociclisti che cercavano prestazioni da brivido con l’affidabilità giapponese.

Chi l’ha guidata non la dimentica, chi la sogna oggi la cerca tra i modelli d’epoca, e chi ama le moto sa che senza di lei, probabilmente, il motociclismo moderno avrebbe preso tutt’altra strada.

Ducati 916

Ducati 916
Ducati 916 – ScuderiaAssindia, CC BY-SA 4.0

Quando nel 1994 la Ducati 916 fece la sua comparsa, fu chiaro sin dal primo sguardo che non si trattava di una semplice moto: era un’icona nata per lasciare il segno, un perfetto equilibrio tra ingegneria da corsa e sensualità italiana. Ideata dal genio di Massimo Tamburini, la 916 fu subito riconosciuta come una delle moto più belle mai create — e non solo per i suoi fan, ma anche per i critici e i concorrenti.

Le linee affilate e aggressive, il doppio faro anteriore, il forcellone monobraccio, lo scarico alto sotto la sella: ogni elemento era una dichiarazione di stile, ma anche di funzionalità aerodinamica e centralizzazione delle masse. Era una moto che sembrava uscita da una galleria d’arte contemporanea, ma che prendeva vita tra i cordoli di una pista, dove mostrava tutto il suo carattere.

Sotto la carena, un bicilindrico a L da 916 cc raffreddato a liquido, capace di erogare circa 114 cavalli. Ma erano soprattutto l’erogazione brutale, la ciclistica precisa e la leggerezza a renderla una moto che sembrava leggerti nel pensiero. Bastava un piccolo movimento del corpo per impostare una curva perfetta. Un’esperienza di guida intensa, viscerale, riservata a chi sapeva domarla.

La Ducati 916 non ha solo affascinato con il suo look e la sua potenza: ha dominato il campionato mondiale Superbike, grazie a piloti leggendari come Carl Fogarty, portando a casa titoli iridati e dimostrando che la bellezza italiana sapeva anche essere tremendamente efficace in pista.

Per molti motociclisti, la 916 non è solo una moto, ma un sogno su due ruote. È il simbolo di una Ducati audace, coraggiosa, capace di sfidare le regole del mercato e dettare nuovi standard di eccellenza.

Oggi, la 916 è considerata una delle moto più influenti e desiderate di sempre. Ancora capace di emozionare, rappresenta il punto di incontro perfetto tra arte e velocità, un vero e proprio pezzo di storia del motociclismo che continua ad accendere passioni e alimentare collezioni.

BMW R80GS

BMW R80 GS - 10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo
BMW R80 GS – Gastair, CC BY-SA 4.0

Nel 1980, BMW fece qualcosa di inaspettato: unì il comfort del turismo su strada con le doti fuoristradistiche di una moto pensata per l’avventura. Nacque così la leggendaria BMW R80G/S, conosciuta da tutti come R80GS, la prima vera moto adventure prodotta in serie, destinata a rivoluzionare per sempre il mondo delle due ruote.

Il cuore pulsante di questa moto era un motore boxer bicilindrico da 798 cc, raffreddato ad aria, capace di offrire una potenza gestibile ma sempre presente, con un’erogazione fluida e corposa perfetta per lunghi viaggi e percorsi accidentati. Il baricentro basso, grazie alla disposizione orizzontale dei cilindri, regalava stabilità e controllo anche sui fondi più insidiosi.

Ma il vero colpo di genio fu il monobraccio posteriore con trasmissione cardanica, una novità assoluta per l’epoca, che riduceva la manutenzione e migliorava la gestione della moto in fuoristrada. La sospensione lunga escursione, la sella ampia e confortevole e il serbatoio maggiorato erano elementi pensati per i viaggiatori instancabili, quelli che sognavano il deserto, le montagne e le piste infinite.

Non a caso, la R80GS si guadagnò gloria e leggenda nella Parigi-Dakar, con vittorie memorabili che misero in luce la sua robustezza, affidabilità e capacità di adattarsi a ogni condizione. Divenne così il punto di riferimento per chi cercava una moto in grado di portarti ovunque, senza compromessi.

Oggi, la R80GS è una moto da collezione, ma continua a ispirare l’intera gamma GS di BMW, diventata nel tempo un vero stile di vita. Ha aperto le porte al concetto moderno di mototurismo avventuroso, conquistando il cuore di globetrotter e appassionati che sognano l’altrove con lo sguardo fisso sull’orizzonte.

Con la BMW R80GS è nato un nuovo modo di viaggiare: libero, audace e senza confini. Una moto che non si limita a portarti a destinazione, ma ti accompagna in un viaggio dentro te stesso.

Yamaha YZF-R1

Yamaha YZF R1 - 10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo
Yamaha YZF R1 – Rainmaker47, CC BY-SA 4.0

Nel 1998, la Yamaha fece tremare l’intero mondo delle due ruote presentando un modello destinato a riscrivere le regole della categoria superbike: la YZF-R1. Non era solo una moto potente. Era una dichiarazione d’intenti: portare le sensazioni e le prestazioni da circuito direttamente su strada, in un mix letale di velocità, controllo e stile aggressivo.

Il cuore della R1 era un quattro cilindri in linea da 998 cc, compatto e rabbioso, capace di erogare potenze impressionanti già dai regimi medio-bassi. Grazie alla rivoluzionaria architettura del cambio “stacked”, Yamaha riuscì a ridurre le dimensioni complessive del motore, consentendo un passo più corto e un telaio più compatto, a beneficio dell’agilità. Il risultato? Una moto leggera, precisa e spaventosamente veloce in uscita di curva.

Fin dal debutto, la R1 si guadagnò il rispetto di piloti e appassionati per la sua ciclistica affilatissima, la posizione di guida da vera racing e il look futuristico. Con la sua doppia ottica anteriore, il serbatoio muscoloso e le linee tese, sembrava una belva pronta a scattare anche da ferma. E quando entrava in azione, il suo urlo metallico diventava inconfondibile.

Ma la YZF-R1 non è solo stile e potenza: è tecnologia applicata alla guida. Nel tempo ha integrato sistemi di controllo elettronico avanzatissimi, come il traction control, il quickshifter bidirezionale, la gestione mappature e il launch control. E nella sua versione R1M, sfoggia sospensioni Öhlins elettroniche e una piattaforma inerziale a sei assi che ne fanno un’arma totale per la pista.

Oggi la R1 è molto più di una superbike: è un’icona per gli amanti della velocità pura, una moto che ha vinto titoli nel mondiale endurance, nella Superbike e in svariate categorie nazionali, diventando il sogno di intere generazioni di motociclisti.

Yamaha YZF-R1 è la dimostrazione che una moto può essere brutale ed elegante allo stesso tempo, una belva da domare con rispetto e passione. Una volta in sella, il mondo cambia: le curve si accorciano, il tempo si dilata, e il battito del cuore accelera all’unisono col contagiri.

Suzuki Hayabusa

Suzuki Hayabusa 1999
Suzuki HayabusaFlyboyHCH

Nel 1999, la Suzuki Hayabusa fece il suo debutto nel mondo delle due ruote con un obiettivo chiaro e senza mezzi termini: diventare la moto di serie più veloce mai costruita. E ci riuscì. Con una velocità massima dichiarata superiore ai 300 km/h, la Hayabusa – che in giapponese significa “falco pellegrino”, l’uccello più veloce del mondo – si guadagnò subito un posto nell’Olimpo delle moto leggendarie.

Ma la Hayabusa non è solo velocità. È potenza pura unita a un’estetica inconfondibile, scolpita nella galleria del vento e pensata per tagliare l’aria come una lama. Il suo design, futuristico e muscoloso, fece discutere fin da subito: spigolosa, larga, aggressiva… ma con una sua armonia da predatrice. Un’icona che non ha mai cercato di piacere a tutti, ma che ha lasciato un segno indelebile.

Sotto la carena batte un 4 cilindri in linea da 1.299 cc (poi evoluto a 1.340 cc), capace di erogare una coppia poderosa e una spinta continua che sembra non finire mai. L’accelerazione è brutale, ma la ciclistica – sorprendentemente agile per una moto di questa stazza – permette una guida fluida anche fuori dall’autostrada. È una moto che ti fa sentire potente, ma anche protetto, avvolto in un bozzolo di stabilità e precisione.

Con il passare degli anni, la Hayabusa è diventata molto più di una “speed machine”. È diventata un simbolo per intere generazioni di motociclisti: chi l’ha posseduta, ne parla con rispetto quasi mistico. Chi non l’ha mai provata, la guarda ancora con occhi sognanti.

Nel 2021, la terza generazione della Hayabusa ha segnato un nuovo capitolo, con un’elettronica all’avanguardia (ride by wire, ABS cornering, controllo di trazione, cruise control, launch control, quickshifter…) e un affinamento del motore per mantenere le prestazioni al top, nel rispetto delle normative ambientali.

Suzuki Hayabusa è una leggenda su due ruote, una moto che ha ridefinito il concetto di velocità e ha fatto tremare i rivali. Ancora oggi, resta una delle moto più desiderate e rispettate, simbolo di coraggio, ingegneria estrema e passione per la velocità assoluta. Chi l’ha guidata lo sa: non si dimentica mai la prima volta che la Hayabusa ha staccato tutto e tutti lasciando solo l’asfalto a raccontarne il passaggio.

Triumph Bonneville

Triumph Bonneville 1959, 10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo
Triumph Bonneville – Ronald Saunders from Warrington, UK, CC BY-SA 2.0

Nata nel 1959, la Triumph Bonneville è molto più di una moto: è una dichiarazione di stile, libertà e identità britannica su due ruote. Intitolata al celebre lago salato di Bonneville, nello Utah, teatro di record di velocità, questa moto è stata fin dall’inizio un tributo al coraggio e all’ingegneria di chi sogna la velocità e vive di passione.

La Bonneville originale, con il suo bicilindrico parallelo da 650 cc, è entrata nel cuore dei motociclisti grazie alla sua linea pulita, il serbatoio scolpito e quella posizione di guida naturale e ribelle. Negli anni ’60 e ’70 era la moto da battere: correva sulle strade del Regno Unito, dominava nei caffè racer, veniva immortalata accanto a star come Steve McQueen, Marlon Brando e Bob Dylan. Era la moto dei ribelli, dei sognatori e degli anticonformisti.

Ma la vera forza della Bonneville sta nella sua capacità di reinventarsi restando fedele a sé stessa. Dopo un periodo di silenzio, Triumph ha rilanciato il modello nel 2001, facendo leva sulla nostalgia ma senza rinunciare a tecnologia moderna. La nuova generazione della Bonneville è stata un successo clamoroso: motori più potenti (ora fino a 1200 cc), freni aggiornati, ABS, frizione assistita, ride-by-wire… ma lo stile retrò è rimasto impeccabile, un ponte tra passato e presente.

Oggi la gamma Bonneville comprende diverse varianti (T100, T120, Bobber, Street Twin…), ognuna con la propria anima, ma tutte con un DNA inconfondibile. È una moto che parla di libertà, di gusto vintage, di eleganza senza tempo. Non è fatta per correre in pista, ma per viaggiare con stile, sentendo ogni battito del motore e ogni curva dell’asfalto.

Guidare una Bonneville è come indossare un capo sartoriale: ti calza a pennello, ti fa sentire parte di qualcosa di grande, un’eredità motociclistica che attraversa generazioni.

Triumph Bonneville è un’icona che non conosce tramonto. Una moto che ha fatto la storia… e che ancora oggi la scrive, curva dopo curva.

Kawasaki Ninja ZX-10R

Kawasaki ZX-10R
Kawasaki ZX-10R – PekePON, CC BY-SA 3.0

Lanciata nel 2004, la Kawasaki Ninja ZX-10R non è semplicemente una superbike: è un’arma da pista travestita da moto stradale. Pensata fin dall’inizio per dominare le competizioni, la ZX-10R è diventata il simbolo dell’ingegneria estrema di Kawasaki, unendo potenza brutale, elettronica raffinata e un’estetica che urla “velocità” da ogni angolazione.

Fin dal primo modello, la ZX-10R ha puntato su una ciclistica affilata come un bisturi e un rapporto peso-potenza da capogiro. Ogni generazione ha alzato l’asticella, ma è con il supporto del team ufficiale Kawasaki Racing Team WorldSBK e del pilota Jonathan Rea che questa moto è entrata nella leggenda. Dal 2015 in poi, la Ninja ha scritto pagine di storia nel World Superbike, con una serie impressionante di titoli mondiali e record.

Ma non è solo pista. Anche nella versione omologata per la strada, la ZX-10R è una moto che trasmette adrenalina pura, grazie al suo motore quattro cilindri in linea da oltre 200 cavalli, al telaio compatto e reattivo e a una suite elettronica da MotoGP: ride-by-wire, traction control, launch control, freno motore regolabile, cornering ABS, quickshifter bidirezionale e mappature motore personalizzabili. Un arsenale che permette al pilota di sfruttare ogni cavallo con precisione millimetrica.

Il design è tagliente, audace, inconfondibile. Le linee aerodinamiche, la posizione di guida aggressiva e le livree iconiche “Lime Green” riflettono la tradizione racing di Kawasaki. Ogni elemento è funzionale, dalla presa d’aria ram-air alla carenatura pensata per massimizzare la deportanza.

La ZX-10R è una moto estrema, pensata per chi ha il coraggio di spingersi oltre. Non è la scelta più comoda per un giro al bar, ma se il tuo cuore batte per le emozioni forti e hai la testa per gestirla, allora è la compagna perfetta per divorare rettilinei e pieghe.

Kawasaki Ninja ZX-10R è il simbolo della performance pura, una leggenda moderna che continua ad alimentare sogni e a scrivere la sua storia sui circuiti di tutto il mondo.

Aprilia RSV4

Aprilia RSV4
Aprilia RSV4 – Daniel Hartwig from San Mateo, CA, USA, CC BY 2.0

Lanciata nel 2009, la Aprilia RSV4 è molto più di una moto sportiva: è un manifesto tecnologico e stilistico che ha cambiato per sempre le regole del gioco. Pensata e sviluppata direttamente nelle officine di Noale, questa belva da pista ha subito fatto capire di non essere una semplice alternativa alle giapponesi: era una sfida frontale, e vincente.

Il cuore della RSV4 è il suo straordinario motore V4 longitudinale a 65°, una soluzione tecnica rara nel panorama delle supersportive, capace di unire compattezza, potenza esplosiva e una voce metallica che entra nel sangue. Sin dai primi esemplari, la RSV4 ha dimostrato di essere un’arma da gara travestita da moto stradale, con oltre 200 CV, una coppia corposa e una progressione rabbiosa che incolla il pilota alla sella.

Ma non è solo potenza: il telaio in alluminio, sviluppato direttamente in ambito racing, è una delle chiavi del suo successo. Rigido, preciso, regolabile, offre una sensazione di connessione totale con l’asfalto, quasi chirurgica. Le sospensioni di alta gamma, i freni Brembo e una gestione elettronica avanzatissima (ride-by-wire, traction control, wheelie control, ABS cornering, mappature motore personalizzabili) fanno della RSV4 una moto che non perdona gli errori, ma premia il coraggio e la tecnica.

Il palmarès lo dimostra: Campionessa del Mondo Superbike con Max Biaggi, protagonista costante nelle competizioni internazionali, amata da piloti e recensori per il suo equilibrio tra brutalità e finezza. In pista è devastante, ma anche su strada trasmette emozioni uniche a chi è capace di domarla.

Il design? È 100% italiano. Linee tese, frontale affilato, codino compatto e un’estetica che trasuda sportività da ogni dettaglio. Negli anni, la RSV4 è cresciuta, affinata, evoluta, ma senza mai snaturare quella filosofia di “piccola MotoGP per la strada” che l’ha resa celebre.

Guidare una Aprilia RSV4 non è solo una questione di velocità: è vivere un’esperienza ad alta intensità emotiva, in cui ogni curva è una sinfonia e ogni apertura di gas è un grido di guerra. È la scelta di chi cerca un’anima italiana che pulsa forte sotto il serbatoio, pronta a regalare adrenalina pura.

La RSV4 non è per tutti. È per chi sa leggere tra le pieghe dell’asfalto e ama le moto che parlano chiaro: “Voglio essere la numero uno”. E a dirla tutta, ci riesce spesso.

Indian Scout

Indian Scout 1920 - 10 Moto Storiche: La Storia del Motociclismo
Indian Scout 1920 – Qflieger, CC BY-SA 3.0

Introdotta nel 1920, la Indian Scout non è solo una moto: è una pagina fondamentale nella storia del motociclismo americano. Nata dalla volontà di creare una due ruote leggera, maneggevole e grintosa, la Scout ha saputo incarnare in pieno lo spirito pionieristico degli Stati Uniti, diventando presto un’icona senza tempo.

Il suo design elegante e filante, con serbatoio a goccia, fianchetti lisci e linee morbide, l’ha resa immediatamente riconoscibile, quasi un’opera d’arte su due ruote. Ma non era solo bella da vedere: sotto la sella batteva un cuore affidabile e scattante, un bicilindrico a V di 600cc (poi evoluto) che offriva prestazioni sorprendenti per l’epoca.

Negli anni ‘20 e ‘30 la Scout fu la scelta preferita dai motociclisti avventurosi, dai corridori e persino dall’esercito americano, grazie alla sua solidità e facilità di manutenzione. Era una moto che non temeva la polvere né la fatica, perfetta per lunghe cavalcate tra gli sterrati del Midwest o per sfrecciare su circuiti improvvisati nelle fiere di paese.

Ma l’Indian Scout è anche una moto che ha fatto la storia sportiva. Fu infatti la moto utilizzata da Burt Munro, neozelandese leggendario, per stabilire record di velocità sul lago salato di Bonneville, immortalati nel film “Indian – La grande sfida”. Con modifiche artigianali e una determinazione incrollabile, Munro dimostrò al mondo che anche una moto costruita decenni prima poteva scrivere nuove pagine di leggenda.

Dopo la crisi dell’azienda e una lunga pausa produttiva, il nome Scout è tornato in auge negli anni 2000, grazie al rilancio del marchio Indian. Le nuove versioni, pur moderne e dotate di elettronica e componenti attuali, mantengono lo spirito originale: linee pulite, sella bassa, posizione rilassata e quel carisma vintage che fa battere il cuore a ogni appassionato.

Oggi, guidare una Indian Scout significa abbracciare la tradizione senza rinunciare al comfort e alle prestazioni. È una moto che parla di libertà, strada aperta e sogni a stelle e strisce. È un simbolo del motociclismo vero, fatto di uomini (e donne) che non si accontentano di arrivare, ma vogliono vivere ogni chilometro.

In poche parole? La Scout è una leggenda che non ha mai smesso di cavalcare.

In conclusione

Queste sono solo alcune delle moto più iconiche che hanno segnato la storia del motociclismo. Ognuna di esse ha contribuito a plasmare il mondo delle due ruote e ha lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo degli appassionati. Che tu sia un appassionato di classiche o di moderne, c’è sicuramente una moto che ha catturato il tuo cuore e la tua immaginazione.

Le moto storiche non sono solo veicoli su due ruote, ma vere e proprie icone che hanno plasmato la cultura motociclistica nel corso degli anni. Ogni modello racconta una storia unica e porta con sé un’eredità di passione, innovazione e avventura.

Che tu sia un appassionato di moto vintage o un amante delle tecnologie moderne, le moto storiche continuano a ispirare e affascinare, trasportandoci in un viaggio attraverso il tempo e la storia del motociclismo. Scegliere una moto storica significa abbracciare un patrimonio ricco di emozioni e tradizioni, rendendo ogni viaggio un’esperienza indimenticabile.

❓ Domande Frequenti – Moto Storiche

Qual è la moto storica più iconica di sempre?
La Harley-Davidson Sportster, lanciata nel 1957, è considerata una delle moto più iconiche di sempre per il suo stile intramontabile e il rombo del V-twin che ha segnato generazioni di motociclisti.

Perché la Honda CB750 è definita la prima superbike?
Introdotta nel 1969, la Honda CB750 è stata la prima moto a quattro cilindri ad alte prestazioni disponibile su larga scala, rivoluzionando il mercato e rendendo accessibili le prestazioni sportive.

Cosa rende unica la Ducati 916?
La Ducati 916, lanciata nel 1994, è celebre per il suo design innovativo, la ciclistica raffinata e le prestazioni mozzafiato. È ancora oggi un punto di riferimento nel design motociclistico.

Qual è stata la prima moto adventure della storia?
La BMW R80GS, presentata nel 1980, è considerata la prima vera adventure bike prodotta in serie, capace di affrontare con facilità sia l’asfalto che il fuoristrada.

La Yamaha R1 è ancora un riferimento tra le superbike?
Sì, la Yamaha YZF-R1, introdotta nel 1998, ha stabilito nuovi standard nelle prestazioni su strada e in pista. Ancora oggi è una delle moto più amate dai fan delle sportive.

Perché la Suzuki Hayabusa è entrata nella leggenda?
Perché al momento del lancio nel 1999, la Hayabusa è diventata la moto di serie più veloce al mondo, con un design unico e prestazioni da capogiro.

Cosa rappresenta la Triumph Bonneville per il Regno Unito?
È una vera e propria icona britannica. Lanciata nel 1959, ha incarnato lo spirito rock’n’roll su due ruote e continua a essere prodotta con uno stile che unisce tradizione e modernità.

Che ruolo ha avuto la Kawasaki ZX-10R nella storia delle corse?
Dal 2004, la ZX-10R è una delle protagoniste assolute delle competizioni mondiali, grazie alla sua potenza esplosiva e alla tecnologia derivata dalla pista.

Qual è l’importanza dell’Aprilia RSV4?
La RSV4 ha ridefinito il concetto di moto sportiva con il suo motore V4, elettronica avanzata e tanti titoli mondiali conquistati nel mondiale SBK.

La Indian Scout è ancora rilevante oggi?
Assolutamente sì. Introdotta nel 1920, la Indian Scout è una delle moto americane più amate di sempre e continua a essere prodotta come simbolo di eleganza e tradizione.

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